Ci sono giochi che provi, giochi che ami e poi ci sono i Digimon, che, per chi è cresciuto come me quando la nazione di calcio valeva ancora qualcosa, non sono semplicemente un brand, ma una parte di infanzia impastata di pixel, sigle urlate e sogni digitali. Ho sempre amato il concetto di digicreatura: un compagno di viaggio nato dai dati, un amico da crescere, allenare, far evolvere e, quando serve, sacrificare per salvare il mondo.
E ogni volta che un nuovo gioco Digimon arriva sugli scaffali, non posso fare a meno di provarci di nuovo: perché sì, magari i Pokémon sono diventati un fenomeno mondiale, ma i Digimon hanno sempre avuto un’anima più inquieta, più matura, più mia.
Ecco perché Digimon Story Time Stranger, il nuovo titolo sviluppato da Media Vision e pubblicato da Bandai Namco, mi ha catturato fin da subito. È un titolo che non punta solo a far leva sulla nostalgia, ma che prova davvero a costruire qualcosa di grande, unendo un sistema di crescita profondo, una trama interessante e un roster infinito di oltre 400 Digimon pronti a combattere, evolvere e riempire le vostre giornate.
Non è perfetto – lo dico subito – ma è il miglior modo per tornare a vivere un’avventura digitale degna di questo nome.
Una storia tra Tokyo e Iliad: viaggiare nel tempo per salvare il mondo
La trama di Time Stranger è più ambiziosa del solito e, soprattutto, più curata rispetto a molti capitoli precedenti. Indossiamo i panni di Dan o Kanan Yuki, agenti di una misteriosa organizzazione chiamata ADAMAS, incaricata di indagare su fenomeni paranormali e anomalie digitali. Fin dalle prime ore si respira un’atmosfera da thriller sci-fi, con Tokyo al centro di eventi inspiegabili e il misterioso “Muro della Speranza” a fare da epicentro di un disastro annunciato. Un’esplosione, un salto temporale e l’obiettivo più classico ma sempre affascinante: impedire la fine del mondo.
A differenza di altri capitoli come Cyber Sleuth o Survive, questa volta la trama è più “diretta”, ma anche più dinamica: si alternano momenti di introspezione e combattimenti serrati, e i Digimon non sono semplici strumenti di battaglia ma parte integrante della narrazione, con dialoghi, reazioni e legami sempre più profondi con il protagonista.
Il ritmo è lento, ma poi ingrana
C’è da dirlo: Digimon Story Time Stranger parte con il freno a mano tirato. Le prime ore sono piene di dialoghi, missioni introduttive e poche vere battaglie. Serve un po’ di pazienza per superare quella fase iniziale un po’ blanda, ma quando finalmente il gioco apre le porte all’esplorazione e alle digievoluzioni, tutto cambia. Da lì in poi, il loop diventa ipnotico: addestri, combatti, evolvi, torni indietro, sperimenti, e non riesci più a smettere.
Io stesso, arrivato ai titoli di coda un paio di giorni fa, sono ripartito in New Game+ solo per completare il mio Digidex personale e scoprire tutte le evoluzioni possibili. È un gioco che non finisce mai davvero, e che riesce a premiare pazienza e dedizione.
Un sistema di battaglia classico, ma dannatamente efficace
Le battaglie restano uno dei punti forti. Il combat system è a turni, e si basa sul classico triangolo Vaccino > Virus > Dati, arricchito da resistenze e debolezze elementali. Puoi avere tre Digimon attivi e tre di riserva, con la possibilità di sostituirli in tempo reale senza perdere il turno.
Le animazioni degli attacchi sono spettacolari e ben dirette, soprattutto per le digievoluzioni più iconiche: vedere WarGreymon scatenare i loro colpi speciali dà sempre i brividi. Le boss fight, invece, sono la vera prova di abilità: non si tratta solo di fare più danno, ma di capire il comportamento del nemico e adattarsi di conseguenza, sfruttando oggetti e sinergie di squadra.
Oltre 400 Digimon, tutti da scoprire (e allevare)
Il cuore pulsante di Time Stranger è però l’allevamento. Il sistema di crescita e digievoluzione è più profondo e intuitivo che mai: ogni creatura ha parametri unici, personalità, legami da coltivare e persino un piccolo “ecosistema” digitale, la Digifattoria, dove puoi allenarli, nutrirli e potenziarli.
La vera genialità sta nel fatto che non esistono percorsi evolutivi fissi: ogni Digimon può digievolversi in più forme diverse, e addirittura tornare indietro per poi cambiare strada. È un sistema che invita alla sperimentazione e premia la curiosità, ma che può anche creare dipendenza. Fidatevi: non dormirete finché non avrete ottenuto il vostro Digimon perfetto – è una settimana che le mie occhiaie arrivano a terra.
Visivamente bello, ma un po’ senz’anima
Sul piano estetico, Time Stranger convince e delude allo stesso tempo. Il cel-shading è perfetto per lo stile anime e dona un look pulito e coerente a tutto, ma c’è un problema: il mondo sembra spesso troppo statico, privo di vita. Le città sono belle da vedere, ma mancano di quel tocco che le faccia sembrare davvero abitate. È come se il gioco avesse un cuore pulsante nei combattimenti, ma non nelle strade che attraversi per arrivarci.
Le animazioni dei personaggi umani, poi, restano ancorate a certi standard: un po’ legnose, un po’ rigide, come se si fosse dato tutto per la gestione delle battaglie e non fosse rimasto altro per muoversi tra queste.
Un pozzo senza fondo
Se c’è una cosa su cui non si può criticare Digimon Story Time Stranger, è la longevità. La campagna principale mi ha tenuto impegnato circa una ventina di ore, ma tra missioni secondarie, collezionabili, battaglie e allenamenti, è facile superare le 40 ore di gioco. Il fatto poi che sia presente un New Game+ con nuovi obiettivi, Digimon sbloccabili e sfide aggiuntive lo rende praticamente infinito per chi, come me, non riesce a resistere al fascino della digievoluzione perfetta.
Il miglior Digimon di sempre
Digimon Story Time Stranger è un tributo moderno a un mito del passato. Ha un sistema di crescita vastissimo, un roster da urlo, un combat system divertente e un’anima che, pur tra qualche difetto, riesce a toccare le corde giuste. Non sarà un capolavoro assoluto, ma è una dichiarazione d’amore ai Digimon e a chi li ha sempre considerati più di semplici mostri digitali.
VOTO 8.5/10
Pro
- Trama solida e più matura
- Oltre 400 Digimon
- Sistema di evoluzione e crescita profondo
- Combat system a turni strategico e gratificante
- Longevità e rigiocabilità notevoli
- Ottima colonna sonora e doppiaggio curato
- Design anime in cel-shading ben riuscito
Contro
- Avvio lento e prime ore poco coinvolgenti
- Ambientazioni belle ma senza vita
- Animazioni dei personaggi ancora un po’ rigide
- Missioni secondarie non sempre ispirate
- Qualche calo di ritmo nelle sezioni di dialogo