
Se pensavate che il mondo di Lost in Random fosse già abbastanza strano, preparatevi: The Eternal Die rilancia i dadi – letteralmente – e ci butta dentro un’esperienza roguelike tutta nuova, tra boss folli, biomi bizzarri e compagni parlanti che rotolano più delle nostre speranze di sopravvivenza.
Un ritorno a Random, ma stavolta dall’alto
Dimenticate la visuale in terza persona e le avventure fiabesche del gioco originale: The Eternal Die cambia prospettiva e abbraccia lo stile hack-and-slash isometrico. Il mondo è lo stesso (o quasi), ma stavolta lo esploriamo nei panni della regina Aleksandra, ex villain dal passato complicato, ora protagonista di una fuga disperata da un dado nero magico pieno di insidie.
E chi ci accompagna? Non Dicey, ma Fortune, un dado senziente che parla in modo incomprensibile e lancia attacchi ad area. È come avere un Tamagotchi che esplode.
Un gameplay semplice, ma efficace
Quattro armi: spada, arco, lancia e mazza. Ognuna ha i suoi tempi, le sue combo, le sue soddisfazioni. Si combatte, si schiva, si caricano attacchi e si spera che il dado rotoli nel verso giusto. Non serve un’enciclopedia per capirlo, ma serve riflessi pronti e un pizzico di strategia. E sì, un po’ di fortuna non guasta.
Le magie si ottengono tramite carte trovate nel corso della run e vanno da palle di fuoco a frecce dorate paralizzanti. Non c’è una quantità infinita di abilità, ma bastano a creare combo interessanti e a tenere il ritmo alto. Il combattimento, pur semplice, riesce a innescare quella dolce trance da “un’altra run e poi smetto”.
Progressione? Promossa a pieni voti
Qui The Eternal Die colpisce nel segno: ogni partita ti lascia qualcosa. Che sia una moneta per comprare armi migliori, una reliquia per potenziare le statistiche o semplicemente l’esperienza per non morire sempre al secondo boss, la sensazione di miglioramento è reale e appagante.
Il sistema di reliquie a incastro, con bonus extra se si combinano colori uguali, aggiunge quel pizzico di costruzione del personaggio che rende ogni run diversa. E quando riesci a mettere insieme una build devastante, la soddisfazione è pura.
Stile visivo da favola (nera)
L’universo di Random conserva il suo fascino da fiaba gotica alla Tim Burton: creature strane, ambienti onirici, NPC che sembrano usciti da un incubo illustrato per bambini. I biomi — castelli, paludi, mondi steampunk e dimensioni astratte — sono tutti ben caratterizzati e accompagnati da una colonna sonora discreta ma azzeccata, che sa quando farsi sentire.
Dove il gioco perde un po’… il dado del cuore
Nonostante la presenza di personaggi stravaganti e ben doppiati, la componente narrativa non riesce a toccare le corde emotive come nel primo Lost in Random. Ci sono missioncine secondarie, momenti simpatici, qualche battuta riuscita, ma manca quel cuore pulsante che rendeva il viaggio di Even e Odd così coinvolgente.
Se cercate una storia forte, qui troverete solo frammenti. Se però siete più interessati all’azione, alla progressione e alla varietà nei combattimenti, allora potreste anche non sentirne troppo la mancanza.
Una partita tira l’altra
Con challenge post-game, boss remixati e finali alternativi, The Eternal Die invita continuamente a ricominciare. Che siate fan dei roguelike o semplicemente in cerca di un gioco dallo stile unico e dalle meccaniche accattivanti, questo titolo saprà intrattenervi per ore, con un sorriso beffardo e una mano sempre pronta a rilanciare i dadi.
Mai persi davvero
Lost in Random: The Eternal Die è un roguelike accessibile, stiloso e divertente, che brilla soprattutto per il senso di progressione e il suo mondo surreale. Peccato solo per la componente narrativa un po’ sottotono, ma per il resto… vale sicuramente una run. O venti.
VOTO 8/10
Pro
- Stile visivo
- Gameplay immediato
- Progressione
- Buona varietà
- Endgame
Contro
- Narrazione piatta
- Poche armi e incantesimi
- Alcuni boss riciclati