
Nel vasto e sempre più completo metaverso di RPG in prima persona, trovare un gioco che riesca a catturare l’anima oscura di un mondo fantasy e, allo stesso tempo, offrire un’esperienza strutturata, attraente ma soprattutto nuova non è cosa da poco. Tainted Grail: The Fall of Avalon, sviluppato da Quest Line, riesce nell’impresa con una sorprendente maturità, pur partendo dalle basi di un team indie e di un motore come Unity, spesso bistrattato in produzioni ambiziose.
Il buio è il protagonista
Ambientato in una versione contorta e maledetta delle leggende arturiane, Tainted Grail ci scaraventa in un universo marcio, decadente, dove ogni rovina racconta una storia e ogni dialogo lascia una traccia – un mondo davvero unico e rovinosamente bello. Non si tratta di un open world vasto per il gusto di esserlo: qui ogni angolo è costruito con cura artigianale, ogni quest è parte di un mosaico più grande e ogni personaggio – anche il più marginale – sembra inserito per un motivo preciso.
Non aspettatevi la classica epopea dell’eroe prescelto. Il nostro alter ego non è che un disgraziato tra i tanti, uno che comincia in catene in un manicomio dominato da chierici sadici. Ed è proprio da questo incipit disturbante che il gioco mostra i muscoli, raccontando una storia adulta, oscura e stratificata, che non ha paura di affondare nei dilemmi morali, nelle ambiguità, e nella costante sensazione che qualcosa stia andando irrimediabilmente storto.
Cuore profondo
Il sistema di progressione mescola abilmente meccaniche classiche da GDR con tocchi di modernità. Guadagni punti esperienza completando quest e combattendo, ma puoi anche migliorare le abilità tramite l’uso costante, alla Gothic. Ci sono oltre venti alberi delle abilità, ognuno con decine di opzioni che permettono di creare build estremamente personalizzate, dal mago evocatore al bruto con mazza a due mani.
La vera forza del gioco, però, sta nell’equilibrio: ogni decisione pesa, ogni attributo trascurato potrebbe rendere inutilizzabile un equipaggiamento raro. Non si tratta solo di collezionare loot, ma di pianificare, sperimentare e – spesso – sbagliare per imparare.
Viva la curiosità
Pur non avendo una mappa enorme come i colossi del genere, Tainted Grail sa offrire un senso di scoperta continuo. Le aree sono dense, piene di segreti, collegate da un level design intelligente che invita a perdersi – e a farlo volentieri. Anche qui, non si tratta solo di “camminare” da un punto A a un punto B: si tratta di vivere un mondo credibile, dove anche l’ultimo forziere nascosto dietro una cascata ha un valore tangibile.
Le missioni secondarie non sono semplici riempitivi. Alcune sono brevi ma intense, altre aprono archi narrativi inattesi. Il tutto è accompagnato da una scrittura solida e da una localizzazione italiana sorprendentemente curata – anche se, va detto, il doppiaggio rimane esclusivamente in inglese.
Fascino e i limiti tecnici
Usare Unity per un RPG open world in soggettiva è un po’ come scalare l’Everest in infradito. Eppure, gli sviluppatori se la cavano. Certo, le texture ambientali mostrano i limiti del motore, ma il design generale – soprattutto di dungeon, edifici e creature – è affascinante e ben realizzato. Il gioco gira decentemente su Xbox Series X, ma non è privo di inciampi: qualche crash e sporadici problemi di stabilità ogni tanto emergono.
Molto ben riuscita, invece, la gestione dell’inventario, con un sistema visuale che rende immediata l’identificazione del valore degli oggetti. Non si tratta solo di UI ma di UX in generale, capace di rendere veramente tanta complessità incredibilmente semplice e intuitiva.
Un’anima profonda e sincera
La magia di Tainted Grail è nel modo in cui riesce a bilanciare l’ambizione con la concretezza. Non tutto è perfetto, ma nulla è lasciato al caso. Ogni aspetto del gioco sembra nato da una profonda conoscenza dei GDR classici e da una sincera voglia di raccontare qualcosa. Non vuole essere Skyrim, non vuole essere Dark Souls. Vuole essere sé stesso – e, nel farlo, riesce anche ad essere migliore di molti nel panorama odierno.
Un Grail ricco di personalità
Tainted Grail: The Fall of Avalon è una piccola grande perla che ogni amante dei giochi di ruolo dovrebbe almeno provare. È duro, crudo, e a tratti ostico. Ma è anche appagante, intelligente e, soprattutto, autentico. Un’esperienza che merita attenzione e rispetto, in un’epoca dove la personalità, nel mondo dei videogiochi, è diventata merce rara.
VOTO 8.5/10
Pro
- Ambientazione
- Scrittura
- Sistema di progressione
- Level design
- UX
- Localizzazione
Contro
- Grafica altalenante
- Doppiaggio solo in inglese
- Qualche bug e crash
- Difficoltà iniziale