
In un mondo dove il tempismo è tutto e la memoria muscolare vale quasi più del pollice opponibile – anzi, togliamo il quasi -, Capcom Fighting Collection 2 irrompe sulla scena come un fulmine a ciel sereno. E lo fa riportando in vita alcune delle perle più rare e sottovalutate della gloriosa epoca dei picchiaduro. Dopo la prima raccolta del 2022 e l’uscita recente di Marvel vs. Capcom Fighting Collection: Arcade Classics, questo secondo volume – disponibile anche in bundle col primo – completa idealmente il mosaico Capcom degli anni ’90 e primi 2000, concentrandosi stavolta sui titoli di fine secolo e inizio millennio. Ma non si tratta solo di nostalgia da sala giochi: è una vera e propria operazione di restauro videoludico, curata al dettaglio, per far brillare opere che per troppo tempo erano rimaste nascoste nei circuiti polverosi dei cabinati o dimenticate tra le pieghe delle vecchie console.
Un roster da svenimento
Dimentica la solita raccolta con un paio di titoli buoni e una manciata di riempitivi. Qui parliamo di roba seria: Capcom Vs. SNK 2: Mark of the Millennium 2001 da solo vale il prezzo del biglietto, con il suo sistema Groove profondo, un bilanciamento che sfida i nervi e una varietà di personaggi che non ti lascia mai a corto di match-up da esplorare. È il titolo che molti considerano la vetta tecnica dei crossover Capcom, e averlo finalmente in formato moderno con netcode decente è quasi commovente – ho avuto davvero i brividi a poterlo lanciare dopo più di 20 anni. Chiaramente a corredare la saga Capcom Vs. SNK non mancherà anche il prequel e celebre Millennium Fight 2000 Pro.
Poi ci sono le sorprese. Project Justice (2000) è un cocktail iper-cinetico di combo aeree, prese scenografiche e carisma. Non è solo un sequel di Rival Schools: è un’evoluzione nel vero senso della parola. E Power Stone 2 (2000), con la sua follia multiplayer, ci ricorda che anche i picchiaduro sanno essere party game… se hai amici abbastanza pazienti da incassare un tavolo in faccia senza prendersela.
Piccole chicche, grandi rivelazioni
E poi arriva Plasma Sword: Nightmare of Bilstein (1998) un gioco che all’uscita nel 1998 è passato quasi – stranamente – inosservato, ma che oggi, con lo spazio lasciato vuoto da Soulcalibur, può finalmente prendersi la scena. Ha un’anima arcade, un combat system affilato e uno stile che merita una seconda vita.
Street Fighter Alpha 3 Upper (1998), con la possibilità di reintegrare meccaniche rotte ma adorate come i crouch cancel, è un invito a riscoprire un capitolo spesso bistrattato. Anche se la community competitiva l’ha sempre guardato storto, questa versione è una piccola masterclass su come trattare con rispetto il retaggio del gioco.
A completare il roster ci pensano il primo, iconico Power Stone (1999) e il più recente – ma non così recente – Capcom Fighting Evolution (2004), curioso crossover che prende in prestito anima e meccaniche da Alpha 3 Upper.
Tutto bello, ma non perfetto
Il comparto tecnico è da manuale: emulazione precisa, modalità allenamento completa, opzioni avanzate per smanettare con glitch e bilanciamenti storici. I giochi sono inoltre stati rivisitati in ottica accessibilità con, per esempio, la modalità facilitata per le mosse speciali e la visualizzazione a schermo degli input del controller. Inoltre, i giochi hanno ora tutti i personaggi sbloccati, anche quelli ultra segreti, un tempo quasi impossibili da avere.
Ma c’è un grosso “però”: la modalità classificata online è troppo rigida. Limita i giocatori a versioni specifiche dei titoli, non lasciando grosse libertà di scelta e tagliando fuori tecniche iconiche come i roll cancel in CVS2 – ma chiaramente stiamo parlando di un di cui.
Oltre al gioco, la storia
Oltre ai giochi e alle gradite migliorie sul fronte del gameplay e dell’accessibilità, Capcom Fighting Collection 2 offre una vera chicca per chi ama andare oltre lo scontro: un museo digitale ricchissimo, che trasforma ogni menu in un piccolo viaggio dietro le quinte. Ci sono oltre settecento illustrazioni tra bozzetti, studi preliminari, concept e materiali promozionali che mostrano non solo l’evoluzione grafica dei personaggi e degli stage, ma anche la storia visiva di un’epoca intera.
E per chi – come il sottoscritto – è affascinato dal dietro le quinte, i documenti di sviluppo sono oro puro: appunti, scelte di design, idee abbandonate e intuizioni geniali congelate nel tempo, che raccontano il processo creativo con una sincerità rara.
A chiudere il cerchio c’è una collezione musicale con più di trecento brani originali: un jukebox nostalgico perfetto per evocare la magia delle sale giochi o semplicemente per accompagnare una serata a base di pixel e combo. Tutto questo non è solo un bonus: è un contributo concreto alla memoria storica del genere.
Perle dimenticate
Capcom Fighting Collection 2 non è semplicemente una raccolta rétro: è un’enciclopedia interattiva del picchiaduro giapponese anni ’90 e 2000, piena di cuore, testa e un pizzico di sana follia. Una proposta solida, accessibile e tecnicamente impeccabile, che non si limita a far divertire, ma ambisce a preservare e valorizzare capolavori dimenticati che meritano un posto d’onore nella storia del genere.
Se ami i fighting game, o se stai solo cercando esperienze dal gameplay con carattere e identità, questa è la collezione che ti meriti. Anzi, quella che non sapevi di aspettare.
VOTO 8/10
Pro
- Parco giochi
- Ottimo lavoro di emulazione e restauro
- Netcode rollback ben implementato
- Modalità training completa e accessibilità migliorata
- Museo digitale ricchissimo di contenuti esclusivi
- Tutti i personaggi sbloccati, anche quelli nascosti
Contro
- Modalità classificata limitante
- Niente cross-play